BRUNA PIATTI

Catalogo della mostra alla Galleria Dadà di Ferrara nel 1972

Sovente, un pittore tanto giovane può generare una vigile riserva, anche se l’interesse immediato che suscita appoggia su una impressione nettamente positiva.
Così non è per Vittorio Guarnieri: balza subito all’occhio che egli è mosso da un serio lavoro di orientamento e di formazione, sospinto da una percezione istintiva, in cui esigenze e responsabilità si fondono.
Per questa sua gioventù, è singolare come lo stato emotivo da cui scaturisce ogni sua ideazione, gli consenta, nelle sue infinite vibrazioni, di essere sempre uguale a sè stesso, coerente a una sua logica, a una intima sostanza, a una sua fisionomia particolare.
Egli riesce a concretizzare un suo mondo interiore, appoggiandosi a schemi ardui, in un istinto di ricerche, senza mai cadere in astuzie usate ed abusate.
Le dimensioni degli spazi hanno una netta volumetrica, contenuta, talvolta, da linee e da toni all’apparenza evanescenti, ma che si dimostrano, all’osservatore preparato, scanditi e precisi.
A volte allarga il suo discorso con luci che sembrano nascere dall’interno dell’opera, con vibrazioni robuste, a dar risalto a composizioni propriamente architettoniche, in una complessa gamma di luminosità, con scatti espressivi e vigorosi, ma mai urtanti.
Ciò costituisce già di per sè un segno di forza del pittore: è un’ansiosa spinta alla scoperta di nuove percezioni ed esperienze, con quell’irresistibile slancio creativo che lo caratterizza.

Parma, 1970