ITERARTE – Rivista periodica monografica – anno 8° – aprile 1982
PER ASPERA AD ASTRA – NUOVAMENTE FIGURATIVO
Anche se ricco di innumerevoli ‘riduzioni’ per una concreta sintesi artistica riguardante “tèsi e antitesi”, l’Astratto, nelle vie dell’Arte, ha sempre conservato le proprie matrici inconcrete; e se pur molti s’incamminarono su quella strada, non andarono purtroppo oltre ad un presunto “Reale Psicologico”, ricalcando, forse indirettamente, il tipico concetto già espresso dai più grandi pionieri.
Solo oggi, credo non si possa negare l’evidenza che già una parte di quei modi ha saputo rendersi artisticamente concreta, proprio in virtù di quella ‘colonna vertebrale’ che, dallo spirito di nuove riduzioni filosofiche e scientifiche, ha potuto ulteriormente ritemprarsi, inverandosi nei ritmi e nelle realtà dei propri percorsi.
Nei primi mesi del 1977, invitato dall’Istituto d’Arte Contemporanea di Montrèal alla manifestazione itinerante 03 23 03 – progetti e avvenimenti – realizzai, graficamente e cromaticamente, un ‘progetto’ che delucidava alcune fasi caratterizzanti la Pittura Endometrica. Mi sentivo invitato a delucidarne, con un breve scritto, il senso. Quasi contemporaneamente il CAYC di Buenos Aires mi invitava al VII International Open Encounter on Video che, in quell’anno, si teneva alla Fondazione Joan Mirò di Barcellona.
L’idea di realizzare un videotape – ora anche ad Ottawa nell’Archivio del Museo Nazionale del Canada – m’interessava perché potevo ulteriormente stabilire e, ad un tempo, separare i termini logico produttivi del discorso endoartistico: le metamorfosi automisurative dell’Endometria dalle metamorfosi autocromatiche e figurative in Pittura.
Cadenzando i ritmi e motivando l’essenza di una pittura che crea dall’interno autenticamente se stessa – nel tutt’uno di spazio-luce-essenza-colore – si è voluto riscattare, anche in Metamorfosi Tonali (1), l’indipendenza della Pittura medesima da qualsiasi parametro scientifico, anche se di tipo endometrico. Nel videotape si ritempra l’idea che la vera Pittura Endometrica si libera e vive, nel proprio mondo estetico, indipendentemente da qualsiasi calibrazione; né per questo rimane priva di contenuto, anzi, nel trascendere i concetti dei “piani nulli”, può identificarsi in una produzione di metamorfosi tonali e cromatiche dall’identità autoriflessa. Così in perfetta essenza armonica con il valore extraempirico della Logica Produttiva, mi riconducevo, come ormai da anni, ad un’adeguata cognizione artistica rilevando ulteriormente l’irrazionale razionalità della più singolare contraddizione interna al Reale: “la differenza dell’Identico”.
Forse per questo è stato più volte affermato che la mia pittura è indagine sulla significanza del Colore: ricerca, apparentemente paradossale, di un monocromatismo policromatico. Qualcosa che si aggiunge ai colori cui l’occhio umano è abituato, l’avvio ad un più penetrante modo di concepire, credo, l’inerenza del Colore alla Figura. Una pittura che evidenzi la posizione decisamente irrazionale del Reale, per essere più adeguatamente e sicuramente razionale nelle risultanze ultimative. Una pittura inerente alla pura operatività vitalistica del segno, dolce o graffiante, leggibile nel proprio spazio e nel proprio tempo, dove gli universi logico-depurati che ne derivano valgono come una sorta di nuove entità figurali.
Una pittura dunque che non sia semplice despazializzazione, ma costruzione congrua in uno spazio mentale: concetto, ma anche determinazione concreta del rappresentabile, riducibile, dopo il videotape ferrarese, anche ad una critica che s’interroghi sulle implicazioni più profonde dell’autogenesi concettuale.
Da tempo, tuttavia, è stato opportunamente avvertito che una radicale evoluzione artistica veniva a compiersi quando, nel cogliere l’essenza di un mondo figurale che sta oltre l’esperimento, si realizzava quella pittura conforme alla determinazione extraempirica della realtà di un pensiero logicale, che, indagando sé stesso, la determinava, e la determina, nella concretezza di una riduzione dell’arte non solo a costruzione della mente. Ma rari i momenti, del proprio presente artistico, nei quali viene prontamente riconosciuta la produttività modificatrice di certi atti creativi; non rari, però, gli artisti che hanno rappresentato, nell’evoluzione del pensiero estetico e sociale, una parte non inferiore a quella espressa, in altre sedi, dagli studiosi e dagli stessi filosofi.
Il pensiero endoartistico trascorreva e trascorre oltre il prisma dei fenomeni quotidiani; e, ormai da anni, si è al nuovo corso di quel metodo pittorico che, mai nutrito miseramente di ciò che gli è estraneo, s’invera nell’arte cogliendone il mondo di sorpresa. Numerosi ed eccellenti ragguagli, scritti a suo tempo il meno tecnicamente possibile, hanno, comunque, contribuito a ridurre la distanza che separa l’Endoarte, da coloro che si dedicano a letture e a cose non intrinseche alle poetiche e alle indicazioni che derivano, e derivavano, dagli orientamenti logici più avanzati….
Anche in Metamorfosi Figurative (2) l’immagine, liberata dalla rigida assolutezza della forma e dello spazio, può recuperarsi ed autoriflettersi nella sua più profonda e suggestiva essenza, con la meditata vitalità di un atto ritemperato e rigenerato che, a tratti, si fa ora più incisivo, or più penetrante. Un ‘segno’ dove razionale e irrazionale, identità e differenza si ricongiungono ancora, con reciproca ed armonica produttività, nell’universo nuovamente figurativo di spazio-luce-essenza-colore che, si è detto, sussiste come reviviscenza di una struttura arcana del dipingere. Qui, si diceva, tutto riecheggia come nota “continuamente allusiva, ripetizione, ritmo di certe radici o simboli che valgono come fonemi puri, in un mondo di forme disincarnate, depurate al limite” entro il quale, chi scrive, mentre concepisce la sua visione e plasma i suoi modi espressivi – come il filosofo – si prepara a divenire logico dell’esperienza artistica che indaga.
Certo che veniva e viene fissata un’ulteriore relazione dialettica con l’oggetto e, in chiave endoartistica, ancor maggiormente vien captata l’essenza delle connotazioni tipiche di quella fase, detta già del + e del – , che cadenza e segna l’evolversi della neutralizzazione totale di concetto e privilegio inerente al fenomenico esteriore. Proprio e solo da un iniziale cammino per aspera, si raggiunsero percorsi estetici rasserenanti. Proprio e solo da questi percorsi si raggiunse l’intima essenza degli universi figurativi di un discorso, capace di rendere ancor più produttivo l’evolversi metempirico di quel pensiero e di quello stile, che, per ora e per costante impegno, penso abbiano reso viva e vera espressione figurativa alle poetiche e alle forme dell’Endopittura.
Se il ‘discorso’ si fosse racchiuso soltanto nell’esperire nuovi fenomeni di sintesi e di percezione cromatica o si fosse relegato soltanto al fascino di essomorfismi endometrici, il suo apporto artistico, credo, sarebbe stato enorme; ma la strada percorsa conduceva e conduce a qualcosa di più. Conduce sempre, nonostante l’odierna crisi estetica, alla precisa volontà di distinguere, e di non confondersi, soprattutto al transito delle più estenuanti letterature artistiche. Indica, percorre e dilata la poesia dell’Endoarte, che non risponde solo a una visione etico-individualistica del mondo. Ritempra la consapevolezza di aver potuto trascendere informali astrazioni e superfetazioni empiriche. Conduce, ancora, all’intimo piacere di saper cadenzare il fluire di concrete sintesi, scalfite e trovate, scavate e penetrate oltre la crosta superficiale dell’esperienza; rinnovando quindi, sempre alla radice, anche il modo di essere e di agire, per rendere ulteriori essenze e giusti valori ad una più compiuta realtà nell’area del mio operato.
Bologna, maggio 1981
Vittorio Guarnieri
(1) Da uno scritto – pubblicato nel volume di JANUS, VIDEOARTE A PALAZZO DEI DIAMANTI 1973-1979, Torino, 1980 – che si riferisce a METAMORFOSI TONALI: il mio primo videotape realizzato al CENTRO VIDEO della Galleria Civica d’Arte Moderna di Ferrara, nel febbraio 1977.
(2) ENDON: METAMORFOSI FIGURATIVE è il mio secondo videotape realizzato al CENTRO VIDEO della Galleria Civica d’Arte Moderna di Ferrara, nel gennaio 1981.