GIORGIO DI GENOVA

Brano tratto dal Catalogo della rassegna “Bianco, Semaforo dell’Arte” a cura di Giorgio di Genova , tenuta nel 1983 nel Palazzetto dell’Arte di Foggia.

….Guarnieri invece si serve del polietere per attuare le sue bianche metamorfosi figurative bipartite, che sfruttano la doublure nei momenti del positivo e del negativo, accostati per divaricamento e squadernamento, come fossero pagine, degli effetti della dissezione del “blocco” di polietere. Guarnieri ottiene i suoi bassorilievi grinzosi con un atto chirurgico traslato nelle viscere del polietere, quasi questo fosse un corpo di cui svelare e portare a vista i dinamici e asimmetrici tessuti fitomorfi o di una carnalità ibernata.
Sembrerebbe che il bianco risvegli in taluni artisti sopiti istinti ideografici. L’assolutezza puristica del bianco compatto è una sorta di virginale offerta al possesso e alla penetrazione della scrittura impressa o incisa di forme e idee…..

Brano tratto dalla “Storia dell’Arte Italiana del ‘900” – Generazione Anni Quaranta – tomo II – Ed. Bora – 2009- pag. 1140/1141.

….le opere in polietere del bolognese Vittorio Guarnieri, il quale … ha alle spalle una lunga storia segnica, scandita dalla ricerca di effetti “luministico-posizionali”, ottenuti nell’ambito della grana pittorica materica di oli monocromi …. (126).
Sulla scorta di tali ricerche negli ultimi anni Settanta Guarnieri giunse a trasferire le ritmiche nelle superfici di polietere proseguendo nel decennio successivo, quando nel ciclo Metamorfosi figurative 1 e 2 alternò materiali grigi e bianchi. Ed è con una di queste ultime che lo invitai nella citata mostra Bianco, semaforo dell’arte, sul cui catalogo… specificavo la sua ricerca di irregolari ritmiche parageometriche rispetto a quelle degli altri artisti scelti, tra cui molti erano suoi cogenerazionali….

(126) Sin dal 1968 egli aveva avviato la sua produzione di quadri bianchi, “dedicati a Klee”. In seguito egli accompagnò altre opere monocrome a quelle bianche, costruendo con esse mostre, come la personale tenuta con presentazione di Giorgio Cortenova a Verona (Galleria Ferrari 17 genn. – 6 febb. 1974), nella quale esponeva tutti oli su tela del 1973: oltre a 2 Valori luministico-posizionali di un punto o, Zero alla terza e 3 Fusione, terne di monocromi in rosso, giallo, blu, bianco e nero, a conferma di una realtà, a me divenuta chiara allorchè preparavo la mostra Bianco, semaforo dell’arte cioè che chi pratica il monocromo bianco, poi è spinto a realizzare monocromi in nero ed in altri colori.

Brano tratto da “Quintetti d’Arte – Mostre Paradigmatiche e Vetrina dell’invisibilità” – Ed. Robin – 2021 – pag. 80/81.

Diversa è l’ottica di Guarnieri il quale, sin dagli anni Sessanta-Settanta (e mi riferisco al ciclo delle opere dedicate a Paul Klee), ha optato per una modulazione delle superfici in direzione di ricerche di “valori luministico-posizionali”, espressamente dichiarati nei titoli di alcune sue opere monocromatiche in bianco, nero e nei tre colori primari. Abbandonata la tela, Vittorio ha trasferito queste sue ricerche sulla superficie del polietere, il quale appare come pettinato da un aratro, che ora procede per tratti orizzontali sovrapposti ed ora per andamenti angolari contrapposti in due metà. Ed è con queste opere aniconiche, da lui definite Metamorfosi figurative, che egli propone un aspetto del suo lavoro, incentrato su variazioni di superfici tanto pregnanti quanto quelle impostate sulle contrapposizioni del ciclo dedicato a Klee.