FLAVIO BERTELLI

“Gazzetta di Ferrara” – Domenica 8 febbraio 1970 – Lettere, Arti e Attualità.
“Incontro con un pittore-uomo”
Alcuni brani estratti dall’intervista pubblicata integralmente sul giornale.

….Guarnieri è di poche parole. “Ascolta e non ascolta – mi dice, e s’affretta a spiegarmi l’ambiguità – Ascolto solo chi m’ispira fiducia!”…..
….”Figliolo, mi dà l’impressione che tu viva ai confini del mondo; se fai un altro passo vai al di là della staccionata. Il passaporto ce l’hai? Per vivere fuori dal mondo e dalle cricche ci vuole del fegato, caro mio. Comunque te l’auguro”.
“Che cosa? Il fegato o il passaporto?”….
….”No, essere te stesso dentro a questo mondo. E’ l’unico che abbiamo, Vittorio, e dobbiamo viverci! Non preoccuparti di ricevere, cerca di dare”.
“E’ la ragione della mia vita!”
E’ una risposta che inchioda sulla croce il mio traballante buonsenso….
….Giungiamo nello studio….
….Conosco un tantinello il teatro, ma non sono un critico di pittura. Però amo l’arte e riconosco un fratello in ogni uomo, bianco o nero che sia. Ciò mi autorizza, credo, ad esprimere la mia opinione.
Siamo in piena ideale monarchia: il bianco troneggia, rigurgita, sovrasta, si espande, scavalca le cornici, va oltre. Dilaga nella realtà concepita dall’autore….
….”Bravo!” – dico più a me stesso che a Guarnieri – Bravo al pittore, ma soprattutto all’uomo….
….Conosci la verità cercata da Lorca? – aggiungo mentre sta per ribattere – Anche la sua era una verità fuori dalle cricche e posta ai confini del mondo…..
….Tu “devi” vedere così, Vittorio. E’ bello vedere la verità bianca! Bianca con qualche chiazza grigia: come le coscienze migliori.

Catalogo per la mostra alla galleria Dadà di Ferrara nel 1972

Carissimo Guarnieri,
Ho visto i suoi quadri esposti alla boutique Alexandra: mi piacciono e li vedrei volentieri accostati ad un pannello che recasse una sintesi sua e del contenuto.
Allo scopo le sottopongo in visione le due definizioni che le sue opere mi hanno ispirato:

A)

Il bianco

è la sintesi del nulla.

Il nulla forse non esiste.

Dunque non esiste il bianco.

Esiste la purezza.

B)

Dio creò la luce.

La luce il colore.

L’uomo cercando il colore

a volte trova se stesso.

Che cosa ne pensa?
Complimenti e cordialità.
Ferrara 1971
FLAVIO BERTELLI

“L’oblò” – anno 6° – n° 2 – Ferrara – giugno 1980.     “L’artecnica di Vittorio Guarnieri”
Vengono qui presentati alcuni brani estratti dall’articolo redatto dall’autore.

….Anni fa ebbi l’occasione di scrivere sopra un quotidiano le mie impressioni sulla pittura del Guarnieri, allora giovanissimo e promettente ricercatore.
Mi colpirono e mi abbagliarono i bianchi che usava abbondantemente, con prodigalità, annullando e smorzando i tentativi di tutti gli altri colori che scendevano in lizza per stendersi sulla tela.
Il bianco (questa pura immacolata essenza) pareva averli in uggia tutti e, imperando, dettava legge: se qualcuno dei “magnifici sette” attentava alla sua verginità, subito toglieva loro l’orgoglio, li slavava, sì che l’iride funzionava come ricordo e non come fatto pittorico.
Ciononostante il “non fatto” diventava un “fatto”! Sentivo quello che non c’era r l’immaginavo e, tanto più la tecnica poteva raffinarsi, tanto più la fantasia si sarebbe sbizzarrita alla ricerca di sensazioni attinte dalle immagini che avrebbero avuto la proprietà di germinare dal quadro-seme buttato dal pittore.
….Mi dice Guarnieri: dieci anni fa lei mi scriveva un articolo ed ora, dopo aver visionato il cammino percorso, potrebbe, se crede, scriverne un secondo. Non è una richiesta, è un’idea!
….Affrontiamo il nocciolo dell’endometria, ma più che il “di dentro”, più che “in uno spazio metodicamente depurato dai dati empirici” (come dice lo stesso Guarnieri), più che la descrizione ai raggi X degli elaborati, sono gli elaborati stessi che voglio vedere e che, possibilmente, voglio assorbire….
….L’Autore inizia subito con un bianco…. non è facile fare una tela bianca e renderla “più bianca” sino al “candido vergine”, con la tecnica della grammatura metodica e certosina.
….Disseminati sulle tele (quasi sempre molto grandi) erano stati in precedenza (prima cioè dell’operazione bianco!) posti dei segni usando il blu indaco. Sopra quei segni, ben asciutti, il pittore aveva steso il suo strato di bianco ben spesso e graffiato a mò di piccole scaglie.
La scoperta è quasi tutta qui perchè lentamente, dopo che il bianco ha coperto tutto e si è asciugato a sua volta, al posto dei segni realizzati con l’indaco, appaiono dei segni …. rosa; pallidi è vero, ma è quanto basta per stupire e per rendere imperante  il bianco.
Dicevo che la scoperta è quasi tutta qui, ma lo dicevo a ragion veduta. Completavano l’opera altre tre cose: la disposizione dei segni, le varie possibilità delle fonti di luce, e la fantasia di chi osserva.
Un’analoga tecnica è stata applicata usando altri colori (nero, giallo, rosso, grigio e blu) creando una serie di tonalità euritmiche con movimenti a scalare (dalle pennellate alle incisioni) di un effetto ottico che diventa emozionale.
Ma ciò che mi ha maggiormente colpito (dopo l’impetuoso scorrere del fiume-bianco) è stato il “quadro Nero” dove la luce, collocata ad hoc, crea delle chiazze splendenti e sorprendentemente   bianche! E siamo, in un certo senso, daccapo. Al punto cioè dell’immacolata essenza del bianco, ed ora degli altri colori, che si compongono e scompongono in un susseguirsi di causa-effetto come la natura vuole: dal seme al tronco, ai rami, alle foglie e, quindi, nuovamente al seme.
….Non è arte? È solo un giochetto tecnico di tipo psichiatrico? Sia pure così, ma l’impressione è bella, suggestiva, creata da voi e da un quadro nero che rimane tale se gli togliete la luce.
Arte, allora, o artecnica?
….Non sono un critico? Lo so. Non ho gli arzigogoli degli addetti ai lavori? So anche questo; ma so di avere una sensibilità, una fantasia, e un polso, ritmico, che batte regolarmente 85 volte al minuto.
Sono qualità sufficienti? Questo proprio non lo so!