Le Conferenze di Palazzo Forti – Verona – 23 gennaio 1985

UN’OPERA/UN PERSONAGGIO

L’Endopittura, distanziando il presente per cavalcare il proprio futuro, già si allontanava dalla crisi contingente ancor quando in Arte, e non solo tra la Critica, artatamente si tentava di prevaricarne le origini e le premesse, le poetiche e le oggettive condizioni di leggibilità per un tale orientamento. Già traeva, dal suo interno, linfa vitale per quel movimento praticato sempre nella terra di nessuno, ma profondamente sincrono con quella sorta di spazio, logicale e depurato, mai apparsomi come deserto ferale, bensì come latore intimo di quei contenuti che davano e danno luogo ad un’arte dell’endon, dell’interno, dell’extraesperienziale. Infatti si affermava, e si afferma, che la nuova prospettiva dell’arte viveva, vive e può vivere, solo <<negli interspazi scalfiti al di sotto della radice del fenomeno, in un campo illimitato d’azione>>, fuori dai semplici rapporti analogici di chi ancor oggi, truccandosi or da savio, or da selvaggio, or da pioniere, mercanteggia il ritorno concettuale di una sterile e ludico passato; e lontana da chi, ancor oggi, ci trasmette le poetiche di un’arte che stranamente interrogata, o volgarmente interpretata, non può altro che negarsi e morire in sé stessa. Non bisogna tuttavia immaginare che l’unica occupazione dell’Endopittura, quale ancella dell’Arte, sia soltanto di respirare prezioso profumo dall’Endometria; e se in certe occasioni quest’ancella ha colto essenze dalle connotazioni scientifiche di quel nuovo pensiero, è apparsa sempre un’indigente molto altera, che non ha mai accettato nessun favore dalla sorella più ricca senza pagare ciò che riceveva.
Giorgio Cortenova, nel cogliere le potenzialità inerenti non solo alle prime gommepiume, già dimostrava d’intuirlo invitandomi, anni or sono, ad esporle quale apporto ad una eventuale trattazione critica circoscritta, in Arte, all’esistenziale peculiarità di un certo <<fare>>. Ma ciò che potrebbe confondere il logico fluire di proprie risultanze estetiche, al punto di relegarle spesso ai margini dei propri universi evolutivi, non sempre è il timore di cadenzare ritmi e significati di atti altrui. Accade a volte che, nella propria mente, un’idea nuova rimanga fluttuante per anni, finchè un giorno emerge con chiarezza il particolare essenziale che precedentemente sfuggiva. Allora il fatto nuovo viene alla luce. L’intima variabilità dell’Endopittura produceva e produce un’implosione di contenuto.

Vittorio Guarnieri